Punto di incontro dell'Associazione FJR1300 Club Italia

Benvenuti in Islanda - Giovedì 4 Agosto



Giovedì 4 Agosto
-L'arrivo-
La Norrona arriva a Seydisfjordur puntualissima. In Islanda vige un fuso orario di -2 ore rispetto all'Italia e -1 rispetto alle isole Faroer, di cui bandiera batte la compagnia Smyril Line, per cui appena messe le ruote a terra dobbiamo subito spostare l'orologio indietro di un'ora, il che fa dell'arrivo le 7 del mattino. La temperatura è molto fresca, ci sono circa 6 gradi, e la luce filtrata attraverso una fitta nebbia che parte pochi metri sopra le nostre teste rende il paesaggio decisamente autunnale, ma almeno non piove.
Percorriamo i primi 20 km che ci separano da Egilsstadir per acclimatarci e realizzare che finalmente, dopo 5 giorni di viaggio, siamo arrivati in Islanda! La strada sale subito per la montagna, lenta ma inesorabile. Apprezziamo la pavimentazione perfetta, molto migliore della maggioranza delle strade Italiane. Nel giro di poco ci troviamo sopra la nebbia, cielo nuvoloso ma non minaccioso, intorno acqua dappertutto ed in tutte le forme: ruscelli, cascate, laghetti, ampi sprazzi di neve. Non un albero: rocce, ovunque non ci sia acqua.
Lo scenario si presenta subito marziano ai nostri occhi e lo stupore, che non ci abbandonerà mai per tutto il viaggio, è generale.
Scendiamo dal crinale opposto e arriviamo in paese, dove subito ci fermiamo ad un bancomat per prelevare qualche soldo. In Islanda si paga con carta di credito anche un semplice caffè nel più sperduto paesino dell'interno, ma qualche soldo contante può essere utile.
La nostra prima tappa prevede di percorrere la regione Nord Orientale fino a Husavik, capitale del "whale watching" (avvistamento balene) per un totale di 340 km.
Ripartiti da Egilsstadir sulla strada Nr.1 l'anello di circa 1300 km che gira tutta l'isola, detto anche "Ring". La strada sale e ci ritroviamo molto presto immersi nuovamente nella nebbia. I nostri primi km saranno i più freddi di tutto il viaggio, con una temperatura di circa 6 gradi e una umidità del 100%. Velocità di crociera intorno ai 90 km/h, limite massimo previsto per le strade extraurbane.
Ci fermiamo per una sosta in un "cafè" dove troviamo torte fatte in casa ed un caffè caldo, in uno stanzone con corna, fotografie e "mezzibusti" di renne appesi alle pareti. Ci rendiamo presto conto che i prezzi per il cibo sono simili a quelli italiani, ed anche inferiori.
Siamo sicuramente più rumorosi della popolazione locale, che risulta molto schiva e "diffidente" ma che, se interrogata, risponde in un inglese sicuramente migliore del nostro!.
La nebbia sembra non voler mollare.  

-Le strade-
La carta stradale (Reise know how, scala 1:425.000) ci segnala che troveremo presto un breve tratto non asfaltato e ci prepariamo al peggio... che fortunatamente non arriverà quasi mai. Le strade possono essere classificate nella pratica in quattro modi: principale (la 1), con ottimo asfalto e ben manutenuta, troveremo pochissimo sterrato (vedi oltre); secondarie, asfaltate, più strette ma comunque in buono se non ottimo stato; sterrato leggero, molto ben livellato, poche buche e poca ghiaia, percorribile molto bene con moto come la nostra; fuoristrada (indicati con F prima del numero della strada), con buche, sassi e guadi, impossibili da percorrere con le nostre moto e se non debitamente attrezzati per il fuoristrada.
La benzina in Islanda costa circa come in Italia e si trova abbastanza facilmente sul Ring. A distributori di una sola pompa e decisamente "malconci" si alternano stazioni di servizio molto grandi, con veri e propri ristoranti e piccoli supermercati. I più diffusi sono quelli della catena "N1".

   

 

 -Dettifoss-
Proseguendo sulla 1 la strada inizia a scendere e la nebbia finalmente scompare, lasciando spazio ad un cielo parzialmente nuvoloso che di lì a poco andrà ad aprirsi in un bel sole.
Con l'andare della nebbia arriva il vento, una costante in Islanda, e la temperatura sale fino intorno ai 12-14 gradi, un valore che ci accompagnerà per quasi tutto il viaggio.
Il paesaggio che ci si presenta davanti ai nostri occhi è un incredibile deserto di roccia che sembra estendersi fino all'orizzonte. Il paesaggio surreale, di una bellezza difficile da descrivere, viene presto interrotto da un fiume impetuoso di un colore scuro: è il Jokulsà à Fjollum che 20 km  più a nord ha scavato un canyon in cui si getta. Qui prende il nome di Dettifoss una ponte cascata, la più potente d'Europa. Per raggiungerla deviamo dalla 1 e percorriamo la 862 fino ad un ampio parcheggio, dove lasciamo le moto. Per raggiungere la cascata occorre scarpinare 10 minuti attraverso gole millenarie scavate nel basalto.
Quello che ci si para davanti,  è di una bellezza senza pari. Una cascata nera che sembra investirti direttamente fra mille spruzzi e arcobaleni disegnati dai raggi del sole. La contemplazione sa quasi di mistico. Risaliamo il corso del fiume fino a SellFoss, una seconda cascata dal fronte molto più ampio e pertanto apparentemente meno impetuosa della prima ma comunque impressionante per dimensioni e maestosità. E' ancora metà mattina quando ritorniamo sulla 1 direzione ovest, verso il lago Myvatn.

-Namafjall-
Nei pressi della strada iniziamo presto a vedere levarsi del fumo bianco. Abbiamo percorso solo 19 km e siamo ancora fermi: siamo arrivati a Namafjall, un campo di solfatare dove l'acqua, mista a zolfo, gorgoglia in mille pozze simili a jacuzzi di disparate dimensioni e dove camini naturali rilasciano enormi quantità di vapore, ai piedi di un piccolo vulcano. Nell'aria l'odore di zolfo, intorno deserto di lava, alle spalle montagne nere di lava. Sembra di essere all'ingresso dell'inferno, ma che meraviglia!
Il meteo nel frattempo si è fatto davvero bello. 

-Lago Myvatn-
La strada sale sul fianco del vulcano, come una sinuosa lingua nera sulle rocce, regalandoci una vista mozzafiato del lago che si cela dall'altra parte. Scendendo decidiamo di fermarci a mangiare a Reykjahlio, il minuscolo paese che incontriamo sulla strada. E' anche ora di fare il nostro primo pieno di benzina.
Nel piccolo ristornate che troviamo ad un passo dalle sponde del lago mangiamo più che discretamente.
Una delle più belle sorprese rispetto a quanto indicato dalle guide è che in Islanda si mangia davvero bene ed a prezzi accettabilissimi sia pesce che carne. Particolarmente apprezzabili sono le zuppe, fra cui la loro più comune è verdure ed agnello, oppure una discreta crema di cavolfiore.
Ripartiamo sotto un cielo che si sta annuvolando, ma ancora lontano dall'essere minaccioso. Dopo pochi minuti siamo ancora fermi per una sosta fotografica a Dimmuborgir, un cratere vulcanico in cui si può passeggiare liberamente. Qui compriamo la nostra mascotte per il viaggio, un peluche di Puffin (pulcinella di mare), uno dei simboli della natura artica dell'Isola.
Percorriamo la 1 fino ad incrociare la 848 che presa in direzione nord ci permette di completare la circumnavigazione del lago. Qui troviamo piccoli crateri vulcanici e colonie di decine di specie di uccelli diversi, ma dei milioni di moscerini di cui abbiamo tanto sentito parlare, forse complice il vento, nessuna traccia.
Viaggiando lentamente, in totale relax, sembra di essere in poltrona e vedere scorrere un documentario naturalistico tutto intorno. 

-Husavik-
Dalla 848 ci immettiamo sulla 87, sempre proseguendo verso Nord, destinazione Husavik. La mappa ci indica la presenza di uno sterrato di circa 20km. Questa volta lo sterrato c'è davvero, ma è molto buono, tanto da riuscire a mantenere i 50 km/h in tutta sicurezza. Arriviamo in paese che inizia a piovigginare. La guesthouse "Arbol" che abbiamo prenotato si trova proprio al centro del paese, a due passi dalla chiesetta e dal bel porticciolo. E' gestita da una bella signora, un po' avanti con l'età e dal fare militaresco. Appena arrivati, stanchi e carichi delle borse appena scaricate dalle moto, ci accoglie con un dispotico "toglietevi gli scarponi' (scopriremo poi essere un'usanza in tutte le case Islandesi), frase su cui ci scherzeremo e rideremo su per buona parte del resto del viaggio.
Husavik è il più bello tra i piccoli paesi di mare che abbiamo avuto modo di visitare. Complice il porticciolo con le casette in legno, i velieri della "North Sailing", la compagnia storica che organizza escursioni per l'avvistamento delle balene, e il vecchio magazzino portuale trasformato in museo delle balene. Il colpo d'occhio è davvero piacevole. Decidiamo di prenotare l'escursione per il "whale watching" per la mattina seguente, quindi cerchiamo un ristorantino in cui mangiare.
Il paese offre diverse scelte (cosa che scopriremo essere non frequente per paesi di queste dimensioni!) ed optiamo per un posticino in fondo al porto, con 4 tavoli dentro e un piccolo tendone fuori. Piccolo, semplice e casereccio: l'ottimale, tanto da essere frequentato praticamente solo da Italiani e spagnoli (buongustai!).
Qui mangeremo degli spiedini di pesce grigliati ed una zuppa di pesce che posizioneremo in cima alla classifica delle prelibatezze assaggiate, il tutto ad un prezzo di circa 15 euro a testa!
Finiamo la prima giornata che siamo cotti: l'abbiamo iniziata molto presto e abbiamo visitato molti posti, il tutto in un contesto che già inizia a mostrarsi in tutta la sua bellezza. Rispetto al piano di viaggio abbiamo saltato Asbirgy, l'ultima delle bellezze che caratterizzano il "circolo dei diamanti" del nord, in contrapposizione al più famoso "circolo d'oro" ad ovest.