Punto di incontro dell'Associazione FJR1300 Club Italia

Benvenuti in Islanda - Martedì 9 Agosto



Martedì 9 Agosto
Ripartiamo da Vik tenendo la strada 1. Appena usciti dalla città entriamo nelle grandi pianure alluvionali. L'ultima alluvione risale a poco più di un mese fa, quando una eruzione sotto il ghiacciaio ha fatto colare a valle il fango glaciale, che ha spazzato il ponte. Attraversiamo la zona su un ponte in legno tutt'altro che improvvisato. Da qui in avanti la strada sembra tracciata con una riga in un letto nero di un enorme fiume. Attraversiamo centinaia di corsi d'acqua, alcuni piccoli rivoli, altri fiumi impetuosi. In questo paesaggio surreale, che ti fa sentire così piccolo ed impotente al cospetto della natura, abbiamo sulla destra le montagne e le lingue dell'enorme ghiacciaio del Vatnajokull, che ci accompagneranno per i 281 km percorsi nella tappa odierna. Sulla destra, in lontananza, lo scintillare del mare sotto un sole che ancora non decide di lasciarci. L'aria però è fresca, siamo intorno ai 12 gradi, ma quando si passa vicino alle lingue del ghiacciaio sembra di passare davanti ad un frigorifero aperto. La strada prosegue dritta, sempre così uguale ma così diversa. Ti riempie gli occhi, la mente ed il cuore e vorresti che non dovesse finire mai. Raggiungiamo lo Skartafell prima di pranzo. Sulla strada un pilone d'acciaio piegato dalla forza dell'alluvione di qualche anno fa e le foto dei massi di ghiaccio di oltre 2000 tonnellate trascinate dalla furia del fango.
Non ci fermiamo per vedere Svartifoss: la stanchezza cumulata, l'orario non proprio presto, la voglia di arrivare alla Laguna di ghiaccio e la sensazione di trovarsi in un luogo pericoloso (non vera, ma viva) ci suggeriscono di passare oltre. Ci perdiamo una cascata su colonne di basalto che dalle cartoline sembra davvero bella, anche questa sarà per la prossima!

   

 

 -Jokulsarlon-
La laguna di ghiaccio "Jokulsarlon" ci si para davanti quasi all'improvviso. Il ghiacciaio, sullo sfondo, ha scavato ritirandosi un lago, in comunicazione con il mare, profondo oltre 260 metri. All'interno centinaia di iceberg, di dimensioni varie, da una valigia ad un palazzo, fluttuano in balia della corrente e del vento, alimentati periodicamente dal ghiacciaio che mensilmente si sfalda, arretrando di oltre 150 metri all'anno.
Restiamo incantati davanti a questa meraviglia, fino a quando alcune foche in acqua attirano la nostra attenzione e quella dei numerosi turisti.
Sul posto degli enormi mezzi anfibi, dei barconi montati su ruote che si buttano direttamente nell'acqua, organizzano un tour in laguna. Decidiamo di prendervi parte. Il mezzo, davvero bizzarro a vedersi, compie una circumnavigazione della laguna, tenendosi a debita distanza sia dagli iceberg più grandi che dal fronte del ghiacciaio. I primi infatti periodicamente ruotano su se stessi: ogni iceberg  è in precario equilibrio e nello sciogliersi cambiano continuamente posizione.
Il fronte del ghiacciaio, di contro, è in continua evoluzione ed è soggetto ad imprevedibili crolli. Inutile dire che la temperatura dell'acqua non suggerisce di fare un bagno, tanto che ogni barcone é seguito da un gommone di salvataggio e tutti a bordo devono indossare una pettorina salvagente.

-Hofn-
Dopo un veloce pranzo riprendiamo le moto direzione Hofn, la patria delle aragostelle.
Il paese, decisamente più grande di Vik, si trova su una penisola all'interno di una laguna, sullo sfondo l'imponente ghiacciaio. Il paesaggio è davvero bello, la guesthouse dove dormiremo un po' meno: molto spartana!
Scendiamo a piedi al porto dove la guida segnala la presenza di ristoranti a base di aragostelle. Troviamo qui un ristorante fantastico, dove mangiamo per 40 euro a testa un piatto di code di aragostella che ci ricorderemo tutti per molto tempo. La migliore cena della vacanza l'abbiamo fatta qui!
Rientriamo sazi e soddisfatti. La stanchezza del viaggio inizia a farsi sentire, una settimana fra sella, scarpinate e scalate è davvero impegnativa.