Punto di incontro dell'Associazione FJR1300 Club Italia

GIANDUIOTTO 2017



 

Sono ormai un po' di anni che dalle nostre parti ci cimentiamo con l'organizzazione di qualche giretto per gli amici del Club, quasi sempre su e giù per le montagne franco-piemontesi, con qualche divagazione in terra ligure o attraverso le colline di Langhe e Monferrato. E fin dalla prima edizione di questo raduno, che ci è piaciuto battezzare 'Gianduiotto', abbiamo sempre desiderato accompagnare il nostro gruppo di motociclanti sul mitico, almeno da queste parti, Colle del Nivolet.

Ma, ahimè, se un posto si guadagna l'aura del mito, insomma, una ragione ci sarà. E infatti l'impresa di raggiungere la cima del Colle è sempre stata bloccata sul nascere, almeno finora, dalle condizioni meteo (troppa neve, o pochi soldi per pulire la strada, o temperatura polari), da quelle ambientali (siamo all'interno di un parco nazionale, il primo d'Italia), o da limiti e divieti di varia natura e ragione. Ci riproviamo anche quest'anno? Ma sì, chissà che non sia la volta buona...
Ma andiamo con ordine, giacchè il Nivolet è stato solo la ciliegina sulla torta di un fine settimana memorabile.
Altra novità è stato l'albergo scelto per il ritrovo, le cene e il meritato riposo; dopo qualche edizione presso abbiamo deciso di provare una nuova struttura, anch'essa immersa nel verde pedemontano all'imbocco della Val di Susa (anche perchè quell'altro nel frattempo ha deciso di...chiudere i battenti ^_^ ).
Ci si ritrova dunque poco prima di cena presso il Vald Hotel di Valdellatorre, e se per i due organizzatori l'unico problema è allontanarsi in fretta dal lavoro, per la maggior parte dei Soci il trasferimento costa una bella sgroppata di km in autostrada, magari ben innaffiati dai soliti temporali padani. Dopo il 'giro-pizza' e l'arrivo degli ultimi ritardatari, tutti a nanna perchè domani il giretto sarà piuttosto lungoattravero la pianura cuneese.
Ed eccoci alla mattina del 1 Luglio, tutti pronti, colazionati, serbatoi pieni, puntuali a muoverci in direzione Collle dell'Agnello. Già, i km sono tanti attraverso la pianura cuneese: si passano campi di mais, cascine, pascoli e frutteti, ma le strade sono ancora e sempre piatte e diritte...E le montagne? Le curve e i tornanti? Ancora un pochino di pazienza, giusto il tempo di una sosta veloce per il caffè, si raccattano Giuliano e Enrico lungo la strada e poi la strada comincia pian piano a salire lungo la Val Varaita, sempre più stretta e dall'asfalto così così ("Scordatevi le Dolomiti", era stato detto).

Passato il paese di Casteldelfino infatti di fronte si stagliano imponenti le vette delle Alpi Cozie, e quella che prima era una tranquilla statale di fondovalle ora si trasforma in una strada di montagna, ripida, impegnativa e dal clima mutevole. Già, siamo partiti da giù che era estate, e adesso la temperatura è scesa fino ai 7° in cima all'Agnello. Dunque giusto il tempo di una velocissima foto di rito con lo striscione davanti al cartello del Colle (2748 m slm), e via, giù in territorio francese, a cercare qualche grado di calore in più e un nastro d'asfalto finalmente decente (chissà come mai...). Nel frattempo, km dopo km, a qualcuno sarà pur venuta un po' di fame, così la sosta in località Arvieux capita giusto in tempo per cimentarsi con le specialità del luogo: la tartiflette non sarà esattamente un piatto leggero, né tantomeno estivo, ma l'altitudine e il meteo comunque lo consentono! Infatti qualche gocciolina è già scesa a rammentarci che lassù i motociclisti, almeno quest'estate, sono tenuti in scarsa considerazione...
Finito lo 'spuntino' è ora di arrampicarsi su un altro passo famoso e assai piacevole: a dieci minuti di curve c'è infati il Col d'Izoard (2361 m.), meta di tante battaglie sui pedali durante il Tour de France.

Conquistatala vetta, foto, sigaretta o souvenir (Luisella non si perde un magnete), si ricomincia a scendere lungo una strada godibilissima, larga, ottimamente asfaltata e con poco traffico; solo il meteo continua a darci qualche preoccupazione, con nuvoloni minacciosi che non si sa se vogliano andar via o raccogliersi su di noi. Il fondo della nostra discesa è la città di Briançon, già luogo di altri passaggi del Club e snodo importantissimo di chiunque percorra le Alpi francesi. Uscendo da Briançon ecco che la minaccia di pioggia finalmente si avvera e un piccolo acquazzone fa temere a tutti di dover indossare tute, copriguanti, e quant'altro; col solito corredo di imprecazioni e smadonnamenti del caso.... E invece no: un paio di minuti umidi, giusto il tempo di pulire visiere e cupolini, e la nostra strada si snoda proprio attraverso quel corridoio di sereno che attraversa la val di Nevache. E il sole torna a scaldarci mentre si sale sul Colle della Scala (1762 m), semisconosciuto e verdissimo, ancora in territorio francese e appena prima di precipitare su una strada dal panorama unico nuovamente in Italia, a Bardonecchia, il comune più occidentale del nostro Paese. Qualcuno sente già la nostalgia del nostro 'caffè come si deve', così una breve sosta è doverosa prima di avviarci lungo la strada che solca la Val di Susa in direzione ovest-est; il tempo è clemente e l'umore ottimo, qualcuno abbandona la compagnia (Gianni e Luca, la famiglia chiama). Domani finalmente il Nivolet, il pensiero è già lassù.
Quindi, dopo tante ore in sella attraverso le nostre montagne, eccoci rientrare in albergo per riposare e rifocillarci a dovere; qualcuno trova pure il tempo di architettare un sinistro fra gli stessi membri del Club, e perdipiù fuori dal parcheggio dell'albergo...bavissimi!
Durante la cena, mentre si apprezzano le specialità del luogo e non solo, è quasi scontato l'arrivo del classico temporale serale, con tanto di tuoni, fulmini e tutto il resto: dopo tutto le moto avevano bisogno di una rinfrescatina...Come? Erano tutte al riparo sotto il portico? Ma allora si è bagnata solo la mia!
Il mattino successivo, col meteo ancora incerto da "chissà che tempo fa lassù", il gruppo si avvia alla scalata del Nivolet, e che sia la volta buona! Nel frattempo ci hanno raggiunto Sergio e Mariella e il plotone attraversa la zona del Canavese per imboccare la valle dell'Orco e salire lungo una via stretta fino a Ceresole Reale, col suo lago meta di campeggiatori e escursionisti. Qui cominci la zona che per gran parte dell'anno è interdetta al traffico motorizzato, siamo all'interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso, il cui simbolo garantisce che qui lo stambecco è padrone, e noi degli ospiti rispettosi! Man mano che si sale l'asfalto è sempre più stretto, i tornanti ripidi e altissimi, non si capisce come si possa consentire ai pulmann di salire fin quassù, e comunque se riesci a guidare per bene da queste parti significa che un po' di esperienza col manubrio ti ha fatto bene!. E poi, sali e sali, ecco comparire prima una diga, poi un laghetto, poi un altro, e si sale ancora, gli alberi non ci sono più, solo rocce e altissimi pascoli, ruscelli e marmotte, che lanciano il loro fischio per annunciare l'arrivo degli invasori. Gli stambecchi no, quelli stanno ancora più su, sulle cime; ma a noi basta sapere che da lassù ci osservano diffidenti e curiosi. La salita è stata impegnativa e forse lontana dai canoni del divertimento puro su due ruote ma ora in cima possiamo finalmente spiegarci la fama di questo posto spettacolare. Ne è valsa sicuramente l'attesa. Naturalmente le foto di rito, il freddo è quello dei 2650 m. e poi...tutti con le gambe sotto il tavolo nel rifugio alpino a gustare polenta, salsiccia, salumi e buon vino (in aggiunta un tocco calabrese, il peperoncino di Maurizio ).

Peccato per chi non c'era e grazie a tutti quelli che hanno fatto sì che si ripetesse un bellissimo raduno del FJR 1300 Club Italia!

Alla prossima.

Lamps